Ho una passione per i piedi e anche per le scarpe.
Amo le scarpe perché raccontano tanto di come camminano nella vita le persone.
Â
C’è un rito, prima di entrare a casa mia: togliersi le scarpe. Alcuni le buttano via frettolosamente, come se si togliessero un peso. Altri le mettono ordinatamente a fianco come se fossero nella vetrina di un negozio. Altri ancora le trasformano in un ostacolo per i passanti: c’è posto solo per le loro scarpe e nient’altro.
Â
Oggi le scarpe che uso di più sono ginniche comode e leggere, mi portano lontano, posso stare scalza ma non accetto nulla che limiti, per vanità , la libertà . Tutte le mie scarpe  raccontano la stessa storia: la storia di una donna che ha avuto sempre i piedi per terra e che si è preoccupata di poter andare lontano. Ecco le mie scarpe sono così: scarpe che permettono di andare lontano.
Â
Una cosa è certa. i nostri oggetti raccontano di noi e, raccontando come trattiamo le cose ci dicono come trattiamo noi stessi. Per alcuni sono le scarpe, per altri le borse, o le cravatte o i maglioni. Non ha importanza: siamo pieni di dialoghi con gli oggetti. Li abitiamo e loro ci abitano. E così prendono vita: la nostra vita.
Â
Come in Toy’s Story hanno un legame di fedeltà e se non siamo fedeli a nessun oggetto vuol dire che non sappiamo raccontare una storia. Così, quando dico che ci sono aggettivi che ci definiscono, dico che la nostra mente si scrive anche così, nell’uso degli oggetti che non sono inanimati: portano addosso la nostra vita e hanno una voce, un'identità .
In esse stanno per molto tempo i nostri piedi. Amiamoli perchè:
Â
"Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante."
Â
Â